Sono le 16.58. Comincio a chiudere le finestre sul desktop, ramazzo i fogli sparsi sulla scrivania, recupero il tesserino magnetico e mi accingo a “staccare”.
Quando sento la voce del Capo che si appropinqua.
Il Capo: “Sai JaneDoe, in quella mail che hai mandato a Tizio (e anche al Capo, NdA), blablablablablablablablablabla bla bla blablablablablablablablablabla (riassunto lungo 5 minuti della mail, totalmente inutile dato che la mail l’ho scritta io, e tanto più inutile dato che me ne sto evidentemente andando a casa, NdA) hai detto A e B ma preparati (e qui assume un’aria di profonda saggezza, NdA) perché Tizio potrebbe sollevare il problema C.”
(“Preparati”? Dove siamo, a un telequiz? A un’interrogazione con domande a trabocchetto?)
Io: “Sì, infatti nella mail ho anche scritto (e tu dovresti aver letto, NdA) che per ovviare al problema C proponiamo la soluzione D”.
Silenzio. Panico. L'aria di profonda saggezza si dissolve. Poi:
“Ah, già, infatti ricordo di aver notato che dicevi blablablablablablablablablablablablablablablablablabla... (altro riassunto totalmente inutile come il primo, NdA)”
Intanto se ne va. Quando è ormai lontano lungo il corridoio (il Capo parla mentre deambula) arriva la simpatica battuta finale:
“Però, lo sai che sei sveglia?”
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